Ne “L’astuccio dei ricordi” Gian Carlo Maria Rivolta ritrova immagini e voci del passato proprie, dagli ultimi anni della seconda guerra mondiale, e, attraverso la memoria di ascendenti e amici, fino al tardo Ottocento. Le strade e le case di Milano, le campagne della Lomellina, le Alpi e le Prealpi lombarde, le rive del lago di Como. Tanto da costruire, come scriveva Piero Cigada su Il sole 24 ore “un quadro complessivo della civiltà lombarda nelle sue dimensioni contadina, cittadina e borghese”. L’autore dipinge con evidente nostalgia figure tra il patetico e il divertente, personaggi umili e talvolta offesi, animati però tutti la forti convinzioni morali e religiose e resi degni di rispetto dal raro rigore della coerenza.