Dopo aver letto il libro di Roberto Marchesini risulterà più facile capire cosa sia stato quel multiforme slittamento di paradigma o trasformazione che è stato il “Sessantotto”. Non una rivoluzione per la giustizia, se non nelle impressioni di chi la visse; non la vittoria del nuovo sul vecchio per stabilire più equità – se non in certi casi – ma il momento in cui emerse, così visibile, attraverso movimenti di piazza e organizzazioni giovanili spontanei, semispontanei e anche non spontanei, il lavorio corrosivo che era stato condotto nei decenni precedenti nell’ambito della cultura, della società, delle credenze e delle idee (Mario Iannaccone).