“L’invidia“, catalogata fra i sette vizi capitali dalla grande tradizione spirituale, non viene comunemente considerata nella sua gravità abissale e nei suoi effetti devastanti sulla condizione umana. Il primo peccato dell’umanità decaduta è stato un  delitto commesso sotto la spinta di questo veleno mortale. Per invidia, infatti, Caino uccise il fratello Abele e da allora il fiume straripante della violenza ha inondato la storia dell’uomo, penetrando ovunque nei rapporti personali, familiari e sociali. La Bibbia non esita a scavare a fondo negli abissi dei cuori,  presentandoci dei personaggi impossessati dal demonio dell’invidia, che non retrocedono dinanzi a nessun delitto.

L’invidia ha avuto un’origine tenebrosa prima che l’uomo facesse il suo ingresso sul palcoscenico del mondo ed era già stata protagonista di una catastrofe irreparabile, nel momento in cui l’angelo più  luminoso – Lucifero – ha desiderato impossessarsi della gloria divina del suo Creatore, trasformando se stesso in un demonio e inquinando l’opera mirabile di Dio.

Ma invano l’angelo ribelle, in questo passaggio storico nel quale gli è concesso di essere sciolto dalle catene,  cerca di riprendersi il dominio sull’umanità, illudendola di sedersi sul trono di Dio. L’invidia, mai doma e mai estinta, cerca di rialzare la testa,  ma l’umiltà, il perdono e l’amore vinceranno la grande battaglia (Padre Livio).