Martin Walser
MORTE DI UN CRITICO

pp. 216 – € 16,80
ISBN 88-7198-475-7


Il romanzo di Martin Walser Morte di un critico costituisce il più grande scandalo letterario nella storia della Repubblica tedesca; scandalo che nasce da una poetica e geniale trasfigurazione della condizione dello scrittore nella società contemporanea, la società telecratica. In essa la critica costituisce un’istanza pubblica dalla quale lo scrittore e l’editore non possono prescindere perché il successo o l’insuccesso di un’opera dipendono dal suo potere. Nuovo Thomas Mann, Martin Walser ha trasformato in un’opera d’arte la miseria della Germania contemporanea, stretta nel duplice incubo di un complesso di colpa infinito e della cultura del mero intrattenimento. La sua satira si prende davvero ogni libertà perché descrive con veracità graffiante e caricaturale (alla Swift) tutta la violenza e la trivialità dell’universo mass-mediatico, ma al tempo stesso (alla Schiller) oppone a questa realtà la forza indomita dell’ideale. Questa nuova Montagna incantatairride e smaschera la mistificazione del grande critico Ehrl-König (il Marcel Reich-Ranicki della realtà) che fa a pezzi tutti coloro che non si attengono all’idea della letteratura come divertissiment e non fa sconti nemmeno ai morti, si chiamassero anche Hölderlin. La satira dello Zeus della critica, novello Arlecchino, si tinge di giallo: “Il tempo della sopportazione è finito. Stia all’erta, signor Ehrl-König! Questa notte all’ora zero si contrattacca”. Non si tratta della fantasia del delitto, lo splendido giallo è in realtà la libertà e la vita che si affermano in un mondo dove gli alberi, che hanno imparato a tacere, invitano il poeta a cantare di nuovo.

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