Massimo Introvigne
LA NUOVA GUERRA MONDIALE
Scontro di civiltà o guerra civile islamica?

pp. 232 – € 18,00
ISBN 88-7198-493-5


Dalla strage degli italiani a Nasiriyya del 12 novembre 2003 alle elezioni irachene del 2005, passando per l’11 settembre dell’Europa a Madrid e per l’11 settembre dei bambini a Beslan, questo libro ripercorre una fase cruciale della Quarta guerra mondiale (la terza è stata la guerra cosiddetta “fredda” fra mondo libero e comunismo) che l’ultra-fondamentalismo islamico ha dichiarato all’Occidente. Un periodo in cui la nuova guerra mondiale si è precisata sempre di più anche come guerra civile all’interno dell’islam. Non fra due soli campi – “moderati” e “terroristi” – ma tra una pluralità di soggetti fra cui s’intrecciano alleanze e rotture: progressisti laici (isolati e minoritari), nazionalisti, conservatori aperti alla democrazia, tradizionalisti puritani d’ispirazione saudita, fondamentalisti, ultra-fondamentalisti che organizzano e sostengono il terrorismo. Una sequela di eventi troppo numerosi per ricordarli tutti, che il testo si sforza di sottrarre alla cronaca e d’inserire in un quadro coerente. Dalle morti di Arafat e del fondatore di Hamas, Yasin, alle elezioni in Afghanistan, Algeria, India, Indonesia, Stati Uniti; dai conflitti fin troppo noti – Palestina, Cecenia, Iraq – alle guerre spesso dimenticate nel Sudan, nelle Filippine, in Uganda, in Congo. E sangue, tanto sangue: le teste mozzate, le autobomba, i razzi di Hamas sugli asili israeliani, la strage degli innocenti in Ossezia.
È la guerra dei tre B – Bush, Blair e Berlusconi – contro Osama bin Laden, ma anche contro un pacifismo no global che sempre più spesso gioca il ruolo di alleato oggettivo del fondamentalismo islamico, sostenuto anche dalle ambiguità della Francia e delle sinistre europee. Una guerra che non registra solo sconfitte, ma anche importanti vittorie contro il terrorismo globale. Una guerra, soprattutto, che si può vincere: purché alla forza delle armi si accompagni una forza morale capace di condannare tutti i terrorismi, davvero “senza se e senza ma”.

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